Mura

Mura

Senza riguardo, senza pudore né pietà,
m’han fabbricato intorno erte, solide mura.
E ora mi dispero, inerte, qua.
Altro non penso: tutto mi rode questa dura sorte.
Avevo da fare tante cose là fuori.
Ma quando fabbricavano come fui così assente!
Non ho sentito mai né voci né rumori.
M’hanno escluso dal mondo inavvertitamente.

Kostantinos Kavafis, 1896

Mura Afone

L’afonia è il tema alla base del lavoro di Luciano Puzzo: un lavoro articolato, pensato, studiato, sofferto, ragionato. Una ricerca, la sua, non soltanto artistica ma anche intellettuale che trova il suo spunto di riflessione nella poesia “Mura” di Kostantinos Kavafis dalla quale si sviluppano immagini concretizzate nelle opere da parete e trattate nel libro d’artista, un’opera unica e preziosa dove la parola si unisce sapientemente alla pittura. Le mura di Luciano Puzzo diventano metafora di una società moderna insensibile, che ha perso empatia, comprensione, capacità di ascolto e accettazione innalzando volontariamente o inconsciamente mura mentali, sociali, culturali che ci hanno reso appunto afoni ed incapaci di stabilire rapporti umani veri con gli altri e di entrare in sintonia con il mondo. Nelle sue opere Puzzo prende a soggetto i simboli iconici della società contemporanea toccando così l’aspetto politico ed economico sintetizzato dall’iconografia del dollaro, e quello culturale e comunicativo espresso da internet e dalla televisione. Tali simboli sono rappresentati da immagini fotografiche su cui l’artista interviene con strati pittorici, ora gestuali ora studiati, quasi a volere esorcizzare l’ingombrante significato. Il gruppo di opere presentate da Luciano Puzzo vogliono essere spunto di riflessione per lo spettatore che spesso ignora la solitudine umana generata paradossalmente dalla globalizzazione, così come la difficoltà dell’uomo ad aprirsi e a mostrare la propria intimità, il proprio animo, la sua vera essenza. Affidiamo la nostra vita, i nostri pensieri e gli stati d’animo ai social network senza renderci conto di alzare al contempo una barriera umana con l’altro, e soffocando la possibilità di costruire relazioni basate sulle emozioni e i sentimenti. E qui l’artista, nell’opera di otto elementi composta come un’installazione, ci urla il suo “NOW” scuotendoci a reagire e stimolandoci a prendere ora, adesso un provvedimento, ricordandoci l’urgenza di agire poiché non c’è tempo da perdere. E l’idea della solitudine viene sottolineata romanticamente dall’immagine del bambino che sembra schermirsi, accanto alla quale l’artista pone sapientemente la poesia di Kostantinos Kavafis che va a rafforzare lo stimolo alla riflessione e all’azione.

Monica Ferrarini

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