Afonia 2.0

Scripta manent

Terra di solchi
profondi
fangosi
logora di tanto vivere,
segnata da ombre
lunghe
inquietanti.
E’ figlia
della sua storia
senza più sponde
cui aggrapparsi
se non la voglia
di riemergere dall’oblio.
Un arcobaleno
immortale
illuminerà
l’inestricabile presente
e un vento
impetuoso
segnato da ori volanti
strapperà
il suo futuro
da ineluttabile
destino.

Afonia veritas

Immagino
il mio volto disegnato da nuova luce
il corpo attraversato da sconosciuto fremito
e l’anima respirare d’incanto.

Immagino
di cullarmi nel blu sinuoso del mare
ascoltare voci amiche
e vivere d’azzurro.

Immagino
di giungere a riva senza più forze
un alito di vento a sussurrarmi parole dimenticate
e svegliarmi nel paese agognato.

Immagino
di essere abbracciato senza remore
sapere di essere giunto al termine del viaggio
e iniziare a vivere.

Immagino
di volgere al cielo uno sguardo incredulo
sentire scivolare gocce fredde tra le pieghe della fronte
e credere al sogno
fino all’ultimo respiro.

Eloquio silente

di Annibale Vanetti e Nino Portoghese

L’arte non prende a prestito nulla dalla filosofia e, nel mondo che la circonda, la sua sola fonte è l’Anima.
La sua essenza è ignota, come quella della vita e il suo fine è l’Arte stessa.
Odilon Redon “A se stesso”

Quando mai la natura sarebbe “risolta” in un quadro?
Infinito è il più esiguo frammento del mondo!
Friedrich Nietzsche, aforisma 55, “La Gaia Scienza”

Compito attuale dell’arte è di introdurre caos nell’ordine.
Theodor Adorno “Minima Moralia”

Per la copertina di questo nuovo catalogo, AFONIA 2.0, pubblicato in occasione della mostra con cui Luciano Puzzo conclude il ciclo dedicato al tema dei migranti nel Mediterraneo, l’artista elabora una poetica immagine dalle chiare superfici increspate illuminate a luce radente.
Emerge qui, prepotente e delicata, la sintesi estrema di tutto il suo lavoro, nato dal tragico epilogo dell’affondamento di una carretta del mare da cui è scaturita un’unica opera a cui si è dedicato con la partecipazione emotiva di chi ha deciso di portare alla superficie ogni colpevole silenzio.
A conclusione di questo suo periglioso viaggio l’artista ha posto, come sigillo, il velo di una nuova VERONICA, VERA ICONA, IMMAGINE VERA, quale viatico per noi viandanti smemorati e soli. Distratti e ormai incapaci di proferire parola portatrice di senso perché deprivati della capacità di designare e definire la realtà rendendola “un mondo”, relegati alla sola sfera privata, equiparati alle cose che produciamo e consumiamo.

Dice Luciano: “Non ho certezze assolute… Credo di aver capito e… coltivo i miei dubbi come stimolo a riflettere su ciò che mi appare come verità”.
Se la verità è intesa (con i greci e Heidegger) come Aletheia, non nascondimento, svelamento, allora “viene alla luce” poeticamente, attraverso una Parola capace di “rivelare” aprendo un mondo di senso. La bellezza così raggiunta è il luogo della Verità che si fa evento.
Luciano è un portatore di luce che cerca tracce sulla sabbia e affida loro un senso capace di dare nuova vita facendone riaffiorare ricordi. Trova reperti fra le onde restituiti alla terra dopo un naufragio annusandone gli acri odori salmastri di alghe, ruggine e petrolio e li porta emotivamente alla luce rendendoli capaci di ridiventare PAROLA di senso compiuto.
VIAGGIO-LIBERTA’-VITA-SOLIDARIETA’-SPERANZA-FUTURO… sono la parola perduta nella generale AFONIA di uomini che non sanno più parlarsi e sopravvivono in una società che ci vorrebbe liberi e felici ciascuno prigioniero a casa propria! Per uscire da questo stato di impossibilità comunicativa le vecchie religioni non riescono più a dare adeguate risposte e sappiamo che ormai è impossibile celebrare nuovi riti che ci tengano in contatto con nuovi o antichi dei! Solo la pietà per le vittime può rivelarci una verità salvifica!

Luciano osserva e VEDE sente e ASCOLTA tocca e PERCEPISCE con profonda partecipazione e affetto che non dobbiamo aver timore di chiamare col nome di MISERICORDIA!
È un artista e il gesto misericordioso di raccogliere frammenti di mondo con premurosa tenerezza, diventa un abbraccio creativo, capace di riportare in vita-portare alla vita-far RISORGERE.
Ciò nel senso in cui Leonardo Da Vinci, nel “Paragone”, rivendica il primato della pittura in opposizione a Michelangelo. Primato che per Leonardo deriva dalla sua capacità di far risorgere il creato nella dimensione dello Spirito, mentre la scultura rimarrebbe ancorata alla dimensione materiale, in quanto corpo consegnato alla morte.

L’artista procede nel suo lavoro seguendo pochi elementari passaggi: scelta casualmente guidata di un oggetto-reperto che si presenta bisognoso di cura operazione di avvicinamento amoroso e conseguente anamnesi trasformazione-sublimazione in nuove coordinate spazio temporali che spesso ospitano icastici passaggi dalla ribollente scura afonia all’accesa luminosa parola.

Abbiamo capito che a Luciano poco importa di mostrarci le immagini dei gommoni, delle carrette del mare spiaggiate
o quelle più crude, dirette, dei corpi martoriati, gonfi e galleggianti tra i flutti o gettati dai marosi sulla sabbia. Queste immagini appartengono al tempo effimero in cui vive una notizia e appaiono nella cronaca ormai quasi quotidianamente.

Le immagini che l’artista elabora in nuova e sorprendente bellezza ci riportano a un tempo di resurrezione in cui l’immagine dell’uomo (nel doppio significato: la sua e quella che esprime di sé) diviene quella del Risorto e per questo immagine VERA-immagine della VERITA’-VERITA’ dell’immagine.